lunedì 27 giugno 2016

esperimenti di permacultura

Cos'è la permacultura? Cosa significa? Come si fa? Queste sono state le prime domande che mi sono posta quando ho preso in mano per la prima volta il libro di Sepp Holzer.
Di sicuro questa non é una guida del fai da te, ma vuol essere uno spunto di riflessione ed una partenza per chi volesse "tornare alle origini". La permacultura non é altro che un'agricoltura ecosostenibile, nel rispetto dei ritmi naturali e dei cicli vitali di ogni pianta, anche quelle cosiddette infestanti, utilizzando meno interventi antropici possibili, e con minor fatica possibile...dunque fa per me!
Il problema della permacultura é che non c'è qualche manuale in cui si possano apprendere tutte le tecniche necessarie, perché molto si basa sul luogo che abbiamo a disposizione, il clima, la tessitura del terreno, il microclima, la vegetazione spontanea già presente, e dettaglio non da trascurare i vicini che spesso non accettano di avere terreni confinanti apparentemente trascurati.
Sicuramente con grosse superfici i problemi diminuiscono e diventa più facile gestire anche i vicini, a patto di stare distanti dal loro confine.
Una parte fondamentale del lavoro é costituita dall'osservare le piante, gli insetti, il terreno, il sole, il vento presenti nel nostro appezzamento; sarà necessario imparare molto sulle abitudini degli insetti e altri animaletti che troveremo, quali sono utili e quali no ed in questo caso quali siano i loro naturali nemici. Parlando di agricoltura comunque bisognerà imparare anche le varie proprietà delle piante, non solo quelle comunemente coltivate nell'orto di casa, ma anche le piante officinali ed aromatiche, le possibili consociazioni.
Detto questo é facile intuire che tutte queste competenze non possono e non devono essere raccolte in un manuale, ma devono essere acquisite necessariamente anche sul campo.
Ho letto alcuni articoli in cui si diceva che la permacultura non va bene per l'orto di città, é poco produttiva, porta malattie, non sempre é attuabile e di solito, nel caso di alcuni blog si diceva che é destinata al fallimento...in realtà questi "scienziati" non sanno cosa voglia dire la permacultura, si sono limitati ad esperimenti di durata limitata ad una stagione, hanno tolto le cosiddette infestanti, non hanno consociato le semine o se l'hanno fatto non in modo corretto, non hanno lasciato andare in seme le piante in modo che si seminassero da sole per l'anno successivo, non hanno fatto esperimenti sui biotopi ottenibili nei loro terreni, si sono limitati a mettere qualche pianta, lasciar crescere un po' di infestanti, e sperare che in qualche mese la produzione fosse la stessa ottenibile con anticrittogamici o qualche altra diavoleria moderna. E poi hanno avuto la faccia di dire che la permacultura non va. In realtà se continuiamo a ragionare con ottiche di produttività e del mercato la permacultura su una scala tempistica a breve termine non va bene, ma quello che rappresenta la permacultura é ben diverso da queste logiche innaturali, e non si può ragionare sul breve periodo. Ci vuole pazienza e voglia di imparare, e dopo alcuni anni di sperimentazioni probabilmente l'orto si condurrà da sé. Dire che si fa permacultura piantando 4 pomodori e legandoli con erba secca invece con la rafia é un'immensa cagata.
Personalmente da un po' di anni pratico la permacultura su una parte del mio orto, sono ancora in fase sperimentale per cui lascio che il Cinghiale coltivi una parte di terra fresando il terreno anziché aiutare l'insediamento dei lombrichi, estirpando erbacce invece di lasciarle da far brucare alle lumache (utili per eliminare le limacce), rincalzando anziché usare pacciamatura derivata da paglia o potature varie, alcuni alberi del frutteto li lascio potare altri, i più vigorosi sani e produttivi, sono come abbandonati a loro stessi, non ho i suoi problemi con le infestazioni di parassiti nelle monocolture, ormai non mi preoccupo più di seminare bietole insalate e spinaci, lascio che facciano loro, va da sé che non taglio l'erba, e quella che viene tagliata dal giardino la uso per le patate, metodo un poco meno produttivo ma salvaschiena, ho creato un'aiuola di accumulo, facendo le sponde con carta straccia, cartone fango e erbacce, all'interno scarti di frutta e verdura, paglia e terra o terriccio della compostiera tradizionale, inserito qualche lombrico da un'altra zona dell'orto, lo strato non troppo spesso di scarti risulta morbida dopo la decomposizione, che di solito avviene in qualche mese, si mettono o meglio si buttano le patate qua e la e si coprono di uno spesso strato di paglia, idealmente in primavera quando le piogge sono ancora abbastanza frequenti, quando iniziano a spuntare le piante si ricopre nuovamente di paglia e si bagna, al momento della raccolta basterà spostare un poco la paglia, patate piccole e tonde, zero zappa e schiena che ringrazia!
ecco le mie patate:



Nessun commento:

Posta un commento